Tradizione [tra-di-zió-ne]: “trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze”.
Così recita il dizionario per definire il sostantivo tradizione, termine che sottintende il custodire, preservare e tramandare un patrimonio di valori e saperi che ognuno di noi apprende dai propri genitori e dai propri nonni.
La mia “tradizione” viene da mio padre Giuseppe e da suo padre prima di lui, è arrivata fino a me attraverso il vino che assaggiavo quando ero solo un bambino, ogni volta che terminava la vendemmia.
Crescendo, quella tradizione è per me diventata filosofia, uno stile di vita che si fonda sui preziosi insegnamenti trasmetti, ma si alimenta di orizzonti sempre nuovi da scoprire nel mondo del vino naturale e artigianale.
Volevo valorizzare questa tradizione fatta di profumi e sapori familiari con un modello di produzione completamente mio, collaudato dalla lunga esperienza che la mia famiglia ha nelle vigne e proiettato verso un futuro attento alle esigenze contemporanee del bevitore.
Volevo produrre un vino naturale, il più possibile artigianale, il più possibile autentico rispetto al suo territorio e alla sua vigna. Un vino naturale capace di esprimere con estrema spontaneità ciò che oggi chiamiamo “terroir”, per indicare quell’insieme di fattori unici di una terra, come clima, suolo e vitigno, che rendono uniche le caratteristiche di un vino e lo differenziano da qualsiasi altro.
Sono tornato alle origini e, in un mondo così veloce e industrializzato, ho ritrovato la passione per le piccole cose, lente e genuine.
Il mio vino naturale nasce, allora, dal rispetto verso il sapere che mio padre ha messo nelle mie mani, dall’amore verso il territorio in cui sono nato e cresciuto, ma anche da una scelta etica che vuole porre attenzione all’ambiente in nome della sostenibilità. Il riscaldamento globale, l’impoverimento dei suoli conseguente ad uso smoderato dei fertilizzanti chimici, la necessità di limitare i consumi sono solo alcune delle motivazioni che mi hanno portato ad una scelta più consapevole e responsabile verso le mie vigne e verso te, bevitore di Petracavallo.
Era necessario che io guardassi al vino in un modo diverso, dentro e oltre il bicchiere, per considerarlo come la naturale e diretta interpretazione del territorio in cui lo produco, la terra delle gravine. Era importante che diventasse il risultato di un processo in cui mi ponevo come semplice spettatore della natura, attento e premuroso, ma pronto a intervenire solo quando la pianta necessitasse di cure per crescere forte e rigogliosa.
Ho rifiutato l’uso di diserbanti e concimi chimici perché temo che, alla lunga, possano avere effetti negativi sulla vite e sulla salute di tutti voi che scegliete Petracavallo per accompagnare i vostri momenti di piacere e di gusto (qui vi racconto come lavoro tra i vigneti).
Non mi interessa guardare filari perfetti, di un verde intenso e brillante, all’interno dei quali luccicano grappoli grandi e lucenti. Sarebbe uno spettacolo magnifico, ma mi renderebbe semplice “giardiniere” di una natura troppo perfetta, priva di rischi, bellissima grazie ad interventi esterni che di naturale hanno poco.
Preferisco filari più disordinati e grappoli più indisciplinati, le mie mani e i miei occhi al posto delle macchine migliori, vigneti equilibrati che spendono le proprie energie per la maturazione di un frutto genuino e spontaneo. Preferisco il ritorno alla tradizione perché ho scelto la trasparenza: faccio il mio vino con passione, credo nelle decisioni che ho preso e non ho motivo di nasconderle, amo invece spiegarle e motivarle.
La qualità di un vino naturale non può che scaturire dalla storia della sua vigna che solo io, vignaiolo con occhi premurosi e cuore aperto, posso conoscere. Il mio racconto è in ogni bottiglia di vino Petracavallo.
Vito D’Onghia – Petracavallo winemaker